Fino a pochi decenni fa le parole: eterosessualita’ ed omofobia erano raramente menzionate dai media e completamente assenti dal nostro vocabolario quotidiano.
Sebbene l’omosessualita’ sia una tendenza che si puo’ benissimo correggere, se non debbellare completamente – come dimostra il successo dei casi del Dott. Joseph Nicolosi, fondatore del NARTH (National Association for Research and Therapy of Homosexuality).
Per la visita in Italia del dott. Nicolosi sono stati mobilitati venti agenti. Nessun media ovviamente ne ha parlato o accennato minimamente a questa alternativa invitando gli omosessuali a far tesoro di tale condizione e bombardando costantemente l’opinione pubblica con slogan ed inviti ad equiparare le coppie gay con quelle composte da uomo-donna.
Dagli USA addirittura e’ partita una nuova “moda”: Fare sesso tra uomini senza essere gay, ecco la nuova tendenza. Siamo bombardati da notizie di questo genere, qualsiasi voce fuori dal coro NON e’ accettata, anzi, viene spesso derisa e ridicolizzata.
Alzi la mano chi fino a pochi decenni fa aveva mai sentito la parola ”eterosessuale” o la parola ”omofobia”… una parola inventata ad hoc per screditare coloro che sono rimasti a difendere il diritto di credere nell’ordine NATURALE.
La parola ”omofobia” derivante dal greco, composta da ”homos” che significa uguale-simile’, e la parola ”phobos” che vuol dire ”panico” messe insieme (panico dal simile) non ha alcun significato .
Il termine “omofobo” è spesso usato impropriamente per descrivere qualsiasi persona disapprovi il comportamento omosessuale su basi morali, psicologiche o mediche.
In realtà il termine, nel suo significato tecnico, si può applicare soltanto ad una persona che abbia una fobia – o paura irrazionale – dell’omosessualità. Una disapprovazione fondata su principi morali non può, quindi, essere considerata “omofobia”.
Secondo il DSM, il manuale dei disordini mentali, perché si possa diagnosticare una fobia devono presentarsi almeno quattro dei seguenti sintomi: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea, dolore al petto, nausea, disturbi addominali, sbandamento o svenimento, depersonalizzazione, paura d’impazzire o di morire, parestesie.
Chi viene dipinto come omofobo prova quattro di questi sintomi mentre parla dei gay? Oggi invece in moltissimi, a prescindere dal loro grado culturale, usano il termine omofobia con una disinvoltura che lascia basiti, un individuo puo’ essere considerato “omofobo” solo perché e’contrario ai matrimoni gay e conseguenti adozioni di bambini, oltre alla disgustosa compravendita da madri in affitto.
“Tolleranza” e “diversità” perdono il loro significato, se applicati soltanto nei confronti degli attivisti gay e non di coloro che sulle tematiche omosessuali mantengono posizioni più tradizionali.
”La tolleranza deve valere anche a beneficio di quelle persone che assumono il punto di vista – scientificamente e moralmente fondato – che l’omosessualità sia contraria alla nostra natura umana”, spiega il Dott: Joseph Nicolosi .
Il 7 Giugno 2014 a Sesto Fiorentino si è tenuta una conferenza per parlare del DDL contro l’omofobia e la transfobia. La famosa proposta di legge , viene fatta per portare aggiunte alla legge n. 205 del 1993 “Mancino”, la quale contrasta la violenza discriminatoria motivata da odio etnico, nazionale, razziale o religioso; in particolare la proposta Scalfarotto la vuole estendere ad altri reati, come appunto l’omofobia e la transfobia, che però non hanno definizione all’interno del testo.
Insomma, non solo si vuol fare una legge “inutile” perché giuridicamente esistono già leggi che tutelano l’individuo, primo di tutte l’articolo 3 della Costituzione Italiana – che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” – ma si sta tentando per la prima volta di introdurre un reato senza averne definito il presupposto. Che vuol dire? Che il reato verrà deciso dal giudice in modo alquanto soggettivo durante il processo.
Fonte: Estratto da articolo di Floriana Castro