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Chi votò il contratto tra Stato ed Autostrade

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Un’indagine Openpolis ricostruisce tutto l’iter delle norme, mentre divampa la polemica tra maggioranza e partito democratico 

Continuano le polemiche sul crollo del ponte Morandi e sui finanziamenti ai partiti che coinvolgono in primis la famiglia Benetton. Lo scambio di accuse fra il governo giallo-verde e il Pd ha segnato i giorni del lutto e dei funerali di Stato per le vittime.

Un j’accuse reciproco rimandato ai mittenti da entrambe le parti, tanto che il Pd, con la vicepresidente vicaria del gruppo alla Camera, Alessia Morani, posta sui social il video del voto contrario dei dem per mettere fine alla diatriba.

Con Openpolis​, intanto, si può ricostruire l’iter delle norme che hanno portato al contratto fra Stato e società Autostrade, emendamento ‘salva-Benetton’ incluso. Questi i fatti che Openpolis ricapitola:

“Anno 2006, Benetton finanzia la Lega di Bossi e Salvini con 150.000 euro di contributo elettorale. È l’anno delle elezioni: il governo Berlusconi sarà sostituito dal governo Prodi.

L’8 aprile 2008: Prodi è al governo, mancano pochi giorni alle elezioni del 13 e 14 aprile, che vedranno la vittoria di Berlusconi sul Partito Democratico, nato a ottobre 2007. Viene approvato il decreto legge 8 aprile 2008, n. 59. Si tratta di un decreto che riguarda gli obblighi europei e l’esecuzione di alcune sentenze della Corte giustizia della Comunità Europea.

Cosa c’entra con Autostrade? Nulla. Ma da qui in poi, cambia tutto.

“Otto maggio 2008: si insedia come premier di nuovo Berlusconi. Il suo alleato di governo è la Lega. 29 maggio 2008: arriva in Parlamento il decreto legge n. 59, ma in quel decreto viene ficcato nottetempo l’emendamento Salva Benetton (l’articolo 8-duodecies).

Il decreto diventa legge grazie al voto di Salvini e della Lega, mentre tutti i parlamentari del Pd votano contro. Il decreto è convertito in legge n. 101 del 6 giugno 2008, pubblicata in gazzetta ufficiale il 7 giugno 2008″.

Che cosa prevede la legge votata da Berlusconi e Salvini?

“Il governo Prodi aveva sì allungato la concessione ad Autostrade per l’Italia, ma obbligando i concessionari a rigorose verifiche periodiche. Con il voto della Lega e di Salvini, quell’obbligo di verifiche sparisce: rimane solo l’allungamento della concessione.

Se non ci si fermasse a leggere solo il titolo del decreto dell’8 aprile, si scoprirebbe che l’articolo 8-duodecies prevedeva l’approvazione per legge di tutte le nuove convenzioni con i concessionari autostradali già sottoscritte da Anas (proprietaria) con le società concessionarie (come Autostrade per l’Italia), ma che ancora non avevano ricevuto il parere favorevole di Nars, Cipe e 8 commissioni parlamentari. Compresa quella con Autostrade per l’Italia di cui tanto si parla in questi giorni.

Si aggiunga che questa convenzione, a differenza di tutte le altre, prevedeva il riconoscimento di aumenti tariffari annuali di almeno il 70% dell’inflazione reale, a cui andavano ad aggiungersi gli aumenti sugli investimenti in corso: cioè aumenti assicurati fino al 2038, indipendentemente dalla valutazione sulla qualità del servizio e la realizzazione degli investimenti”.

Un trattamento “che in base a un’altra norma di quel governo Berlusconi (articolo 3 comma 5 del D.L. recante ‘Misure urgenti anti-crisi per famiglie, lavoro e imprese) è stato esteso a tutte le altre concessioni, cancellando così una misura voluta dal governo Prodi nel 2006, che legava invece in modo stringente la possibilità di aumenti tariffari a qualità del servizio e investimenti realizzati”, si legge.

E ancora, “la norma approvata col voto di Salvini nel 2008 cancellava la possibilità, sempre prevista dalla riforma Prodi, di ottenere migliori condizioni per interesse pubblico sulle concessioni autostradali: se le concessionarie non accettavano le richiesta di miglioramento delle condizioni, Anas aveva titolo a revocare la concessione e metterla a gara”. 

Fonte: Agi.it- Marvin Ceccato – 21 agosto 2018

 

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