Carnevale 900 anni di storia
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Carnevale – 900 Anni di Storia

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Le testimonianze che le maschere venissero indossate a Venezia risalgono al XIII secolo e secondo la tradizione, le maschere potevano essere indossate da i primi giorni di ottobre al martedì grasso e alla festa dell’Ascensione (39 giorni dopo Pasqua).  Per una buona parte dell’anno i veneziani erano autorizzati a mascherare i loro volti in pubblico. Le leggi divennero più severe e il periodo di tempo in cui uno poteva indossare una maschera in pubblico fu diminuito. Nel XVIII secolo le maschere erano ammesse solo per 3 mesi l’anno.

I cittadini che indossavano maschere e costumi potevano celare totalmente la propria identità, annullando in questo modo ogni forma di appartenenza personale a classi sociali, sesso o religione. Ognuno poteva stabilire atteggiamenti e comportamenti in base ai nuovi costumi ed alle mutate sembianze. Per questo motivo il saluto che risuonava di continuo nell’atto di incrociare un nuovo “personaggio” era semplicemente Buongiorno signora maschera! (Fonte wikipedia)                                                                                                                                                                                               In questo periodo, le oligarchie veneziane assumono lo spirito di festa dei culti latini e dionisiaci e concedono ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi, dove le differenze sociali scomparivano e si potevano prendere in giro il governo e i nobili, abbattendo tutte le differenze sociali, ed era il momento di dimenticare i problemi della vita.  La maschera era un simbolo del gioco, ma anche di uguaglianza.

Cogliere la bellezza celata dietro le maschere è un modo unico per vivere appieno Venezia.  I grandi eventi e le lussuose feste continuano negli anni fino ad attrarre personaggi illustri da tutto il mondo e diventare la meta europea del piacere.  Il Carnevale oggi dura undici giorni, si va dal sabato che precede il Giovedì Grasso sino al Martedì Grasso.

E cosi Venezia e stata definita “la città delle maschere”.   Le elaborate maschere veneziane di Carnevale sono ampiamente riconosciute ed apprezzate per la loro bellezza, e dietro ad ogni maschera c’è una storia ed un significato.

 Bauta

Destinata ad essere utilizzata da uomini, la grottesca maschera bauta copre tutto il viso, offrendo all’indossatore anonimato totale. Il mento sporgente consente a chi la indossa di parlare, mangiare e bere senza dover rivelare la propria identità. Il termine bauta si riferisce non solo alla maschera, ma anche al costume completo, che include un tricorno ed un mantello nero. Nel XVIII secolo i cittadini dovevano obbligatoriamente indossare questa maschera, insieme al costume, quando prendevano decisioni politiche. Questo permetteva a tutti di agire via anonimato.

Larva / Volto Simile alla bauta, la larva (nel significato di “fantasma”) o volto copre tutto il viso. Il suo design semplice copre l’intero mento e avvolge il viso quasi fino alle orecchie. Mostra il naso e il mento, tuttavia, a differenza della bauta, non c’è modo per l’indossatore di mangiare o bere mentre indossa la maschera. È senza dubbio il design più riconoscibile dato che continua ad essere usata oggi da uomini e donne. Grazie all’anonimato totale fornito, questa maschera è ideale per coloro che vogliono fare un’entrata misteriosa.

Moretta / Servetta Muta

La moretta o servetta muta era destinata alle aristocratiche o nobildonne e adottava un approccio diverso dalle altre maschere. La mascherina nera non riproduce alcun lineamento del volto e, in particolare, non ha nemmeno la bocca. La maschera tradizionale non era sorretta da cinghiette né dal bastoncino laterale, ma l’indossatrice doveva tenerla sul volto stringendo fra i denti un bottoncino interno: per questo si chiamava “la servetta muta”. La maschera donava alle donne un alone di mistero. La cosa era intrigante dato che l’unico modo per rispondere ad una conversazione era rivelare la propria identità.

Colombina

Colombina è tra le maschere veneziane più famose. Questa maschera a metà è considerata la controparte femminile della bauta .  E’ fidanzata e moglie di Arlecchino ed è spesso oggetto delle attenzioni di Pantalone. Rappresenta la servetta furba, ed è spesso in compagnia della sua padrona, Rosaura. Quest’ultima è la figlia di Pantalone, che riesce spesso a raggirare grazie alla complicità della sua domestica.  La maschera può essere fissata con un nastro o tenuta con un bastoncino

 

Brighella

Un personaggio nato nel Medioevo, che rappresenta il servo furbo ed attaccabrighe.

 

Pantalone

Molte maschere di carnevale sono riprese dai personaggi della Commedia dell’arte e rappresenta il mercante veneziano avaro e brontolone. Il nome Pantalone significa letteralmente “colui che porta i pantaloni” che nasce dalla parole francese Pantalon. La fronte corrugata rappresenta la saggezza dell’anziano uomo. L’altra caratteristica distintiva di questa maschera è il lungo naso adunco.

Arlecchino

Anche questa maschera è ripresa dalla Commedia dell’arte. La maschera è spesso accompagnata da vestiti colorati tipo quelli di un joker. Il personaggio di Arlecchino è presentato come una sorta di “nobile selvaggio” che fa la controparte di Pantalone.

 

Zanni

Un altro personaggio classico del teatro italiano, lo Zanni, può essere paragonato allo scemo del villaggio. La fronte bassa rappresenta la sua mancanza di intelligenza, così come il suo lungo naso.

 

 

 

 

 

 

Gnaga

Questa metà maschera felina prende il nome dal suono che fanno i gatti in dialetto veneziano. Veniva indossata tradizionalmente da uomini che volevano vestirsi da donna ed era il prodotto di un’affascinante escamotage per aggirare la legge veneziana. Nessuno di quelli che indossavano una maschera poteva essere arrestato, perché stava semplicemente recitando un ruolo. Stando così le cose, chi indossava la maschera Gnaga poteva lanciare richiami ai gatti insieme a commenti osceni ai passanti e rimanere intoccato dalla legge.

 

Medico della Peste

Forse una delle maschere più riconoscibili, potrebbe sorprendere apprendere che questo inquietante volto non fosse affatto inteso in origine come maschera per il Carnevale veneziano. La maschera del medico della peste fu ideata nel XVII secolo in Francia dal medico Charles de Lome per curare gli appestati. Gli occhi sarebbero stati coperti dal vetro a protezione. Avrebbero poi riempito il naso a becco con fiori secchi, erbe, spezie ed altri elementi aromatici, che servivano come una sorta di maschera antigas ante litteram. Anche il resto del costume serviva da protezione, tentando di fermare il contagio della malattia. Il personale incaricato di spostare le vittime della peste indossava indumenti protettivi ed un cappello nero per evitare il contatto diretto.

 

Le informazioni sulle maschere sono state parzialmente prese dal sito:  https://www.catawiki.it dove é anche possibile partecipare all’Asta di costumi e maschere.  
 

 

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