L'unico MOAI fuori dall'Isola di Pasqua
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L’unico MOAI fuori dall’Isola di Pasqua

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A Vitorchiano una graziosa cittadina medioevale del Viterbese, esiste un Moai, unico monumento di questo tipo eretto lontano dall’Isola di Pasqua.
I Moai sono quelle enormi e misteriose sculture con la faccia lunga ed imbronciata, con le orecchie lunghe e quello strano copricapo sulla testa.
L’idea di realizzare un Moai in Italia, del tutto simile a quelli dell’Isola di Pasqua risale al 1987 e nasce dal fatto che le statue originali si stavano deteriorando da tempo e giacevano in uno stato di grande degrado.
Era necessario trovare il materiale giusto per poter procedere al restauro di tali monumenti, unico vero patrimonio ed attrattiva dell’Isola.
La delegazione pasquense ritenendo il Peperino proveniente dalla cava di Viterbo, la pietra ideale per procedere al restauro, decise di realizzare una nuova statua in loco per verificare l’idoeneità.
Gli Anselmi, titolari della più antica ed illustre industria per l’ estrazione, la lavorazione e la commercializzazione a livello mondiale di peperino, fornirono il materiale necessario ed ospitarono per un certo periodo la famiglia di Juan Atan Paoa, ultimo discendente di Ororoina
Il noto giornalista Mino Damato che all’epoca era conduttore della trasmissione “Alla Ricerca dell’Arca“, favorì lo straordinario gemellaggio culturale tra Vitorchiano e l’isola di Rapa Nui, seguendo in diretta TV le fasi della lavorazione e dando grande risalto mediatico non solo in Italia ma nel resto del mondo.
La realizzazione del Moai venne seguita per tutto il tempo dalla televisione (4 settimane) e dalle testate giornalistiche, il monolite estratto dalla cava pesava 400 quintali.
Il Moai era riuscito perfettamente: lo stesso sorriso enigmatico, lo stesso sguardo ignoto, la posizione di eterna attesa.
Gli scultori dell’Isola di Pasqua lasciarono la statua in dono alla cittadina che la posizionarono nella piazza del paese e successivamente fu spostata nel luogo ove ora si trova e può essere ammirata.

 

Mino Damato

Mino Damato, all’anagrafe Erasmo Damato, era nato a Napoli nel 1937. E’ stato un giornalista, conduttore televisivo e politico italiano, giornalista professionista dal 1965, dopo l’esperienza nella carta stampata, entrato alla Rai nel 1968 era diventato inviato speciale, realizzando molti servizi per il Tg1 da zone di guerra, come la Cambogia, il Vietnam, l’Afghanistan da dove ha realizzato la prima diretta televisiva durante l’invasione sovietica.

Damato è stato autore e conduttore di trasmissioni come Avventura, Racconta la tua storia, In viaggio tra le Stelle e ancora Tam Tam, Italia Sera, Domenica In… ed Esplorando, ha ideato, realizzato e condotto Alla ricerca dell’Arca, trasmissione che trattava argomenti di cultura, ricerca, attualità, e mistero che ha ricevuto 3 Telegatti.

Nel 1991 per Telemontecarlo ha ideato, realizzato e condotto, Incontri Televisivi con la direzione fotografica di Vittorio Storaro. Nel 1992 per Retequattro ha ideato, realizzato e condotto, Incontri sull’Arca.
Abbandonata la televisione, negli ultimi anni si era impegnato nella lotta contro l’Aids e nel campo del volontariato e della solidarietà. Nel 1995 ha creato la Fondazione Bambini In Emergenza per occuparsi dei bambini abbandonati e malati di Aids, aveva adottato una bimba romena ammalata e deceduta nel 1996 a nove anni.

Mino Damato ed Andreia, la figlia adottiva.

Nel 1999 si candidò al Parlamento europeo e fu il primo dei non eletti del suo partito. L’anno dopo venne eletto nel Consiglio regionale del Lazio ma poi passò al gruppo misto.

(Mino Damato, Napoli 1 dicembre 1937 – Vicenza 16 luglio 2010)

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2 comments

  1. Non valirozziamo i nostri monumenti, mestre all’estero se ne hanno uno si paga per vederlo, figurarsi se ne pubbliciziamo di altri sul nostro territorio.

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    • Gli Italiani purtroppo valorizzano poco il nostro patrimonio artistico, ad esempio gli rovina o danneggia i nostri monumenti dovrebbe farsi 20 anni di galera, invece non accade nulla.Il patrimonio artistico Italiano é come il petrolio per i paesi arabi, ma nessuno lo capisce.

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