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Il Laureato: un film impossibile da dimenticare

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Il laureato è il racconto di formazione del protagonista Ben che include lo smarrimento di un’intera nazione, la duplice sensazione di voglia e di terrore per il futuro.

“Lei è il giovane del film? La sua vita non sarà più come prima”; la leggenda racconta che questo siano state le parole di una giornalista a un giovane Dustin Hoffman, protagonista di Il laureato, il film del 1967, di Mike Nichols, tratto dal romanzo di Charles Webb. Il film ha scritto alcune delle pagine più famose della storia del cinema: il volto apatico e disperato di Benjamin Braddock (Dustin Hoffman), bloccato in un’apatia che tutti coloro che hanno vissuto il post laurea hanno percepito, la gamba sensuale di Mrs. Robinson (Anne Bancroft) in primo piano che invita e sveglia i desideri di un giovane uomo, la ribelle fuga dal matrimonio di Ben e Elaine (Katharine Ross), la figlia della Robinson, e poi la musica, quei Simon & Garfunkel, capaci di raccontare con le note della controcultura ciò che Nichols mostra con le immagini.

Il laureato: Ben, simbolo dello spaesamento di un’intera generazione
Ben è il centro di tutto questo, è il nucleo su cui ogni cosa scivola senza lasciare traccia, almeno all’apparenza: il protagonista, un giovane ben educato di buona famiglia, torna a casa dopo aver finito il college, ad aspettarlo i genitori, pronti a festeggiarlo con un gruppo di amici. Il ragazzo dovrebbe essere pronto alla vita, invece è intrappolato in un alienante far niente: lui a letto, lui in piscina, lui immobile a guardare il vuoto. Sul suo volto si legge l’apatia di chi non ha nulla per cui combattere perché ha tutto, non è animato da desideri – a parte quello per la signora Robinson, un’amica di famiglia, che incontra proprio durante la festa in suo onore – né dalla gioia per il traguardo raggiunto. Questo perché non c’è in lui un sogno americano, intorno a lui ogni cosa ha perso di tridimensionalità ed emerge chiaramente che fino ad ora ha battuto una strada già segnata: la laurea conseguita non è un obiettivo suo ma degli altri; come un automa ha compiuto il suo compito ma ora senza input non sa più cosa fare.

C’è però qualcosa che lo smuove, alla sua festa c’è anche l’affascinante moglie del socio d’affari di suo padre, Mrs Robinson, che lo turba e conturba con la sua erotica bellezza e a questo punto viene riportato alla realtà. Il laureato è il racconto di formazione di Ben che include lo smarrimento di un’intera nazione, la duplice sensazione di voglia e di terrore per il futuro. Il suo punto di forza sta proprio nel chiamare a rapporto tutti noi raccontando la vita che conosciamo, quei momenti importanti e senza tempo che ci riguardano. Il laureato nasconde una tensione e una frustrazione alimentate dall’incertezza (Ben sta immobile in casa mentre le stagioni passano, si sposta dal letto alla piscina mentre le notti e i giorni si susseguono), dalla paura che sconvolge e che blocca ma anche dal desiderio che fa vibrare e rigenera.

Il laureato: la sessualità e l’erotismo come forma di ribellione
Signora Robinson, lei sta tentando di sedurmi. O no?

Questa è la frase iconica pronunciata da Ben che dà inizio alla relazione sessuale tra lui e la matura signora, annoiata e depressa, rappresentazione di un’intera società anch’essa annoiata e depressa. Ed è altrettanto mitica la scena che l’accompagna, la seduttiva donna si sfila le calze davanti a Ben che si trova di fronte ad un sogno fatto di carne e sesso; inizia tra loro un gioco di seduzioni in cui il personaggio di Dustin Hoffman entra in un vortice che lo irretisce e lo vivacizza.

Proprio per questo Il laureato sconvolge il pubblico statunitense, quell’America puritana che non è ancora pronta a veder raccontare il rapporto tra un ragazzo e una donna molto più matura. Il pubblico condanna questa relazione e condanna soprattutto Mrs. Robinson, metafora di tutti gli adulti cinici e amorali: mentre il giovane è rappresentato come timida e impacciata vittima di una disinibita e maliarda carnefice che lo ha in pugno. Dall’altra parte però il film scuote anche gli animi di chi è pronto al cambiamento, infatti la relazione tra i due diventa simbolo di una rivoluzione molto più ampia. Il laureato non parla certo di politica, di Vietnam, ma non per questo è meno potente, sviscera infatti il malessere profondo della gioventù del periodo, rappresentata dalla figura di Benjamin che prima aveva tutto, una laurea, genitori disposti a mantenerlo – ma risultava comunque privo di carattere e di forza di volontà -, poi quando “entra nella rivoluzione” – che non a caso è sessuale (passaggio dalla giovane età a quella adulta) – respira il profumo della ribellione (la “pelle” e la “carne” della signora Robinson) e tira fuori anche il carattere (il finale ne è una prova).

Il ragazzo solo dopo un po’ di mesi capisce che il rapporto con quella donna è impossibile e “sbagliato” sentendo il disagio di questa situazione soprattutto dopo aver frequentato Elaine, una ragazza “giusta” per lui per età e interessi comuni. Ancora Nichols dà una stoccata al mondo degli adulti, colpendo la matura donna che è vittima di una gelosia folle nei confronti della figlia e si accanisce facendo di tutto per impedire a Ben e a sua figlia di stare insieme.

Il laureato: una metaforica fuga mano nella mano

Emblema di questa ribellione sociale e culturale è il finale in cui Ben, in preda ad una forza da lui mai posseduta, fa di tutto per riavere Elaine, come nelle migliori storie il giovane la raggiunge in chiesa dove lei si è appena sposata con un altro. Nonostante questo fugge con lui, lasciando il marito sull’altare; mano nella mano, Ben e Elaine escono dalla chiesa e rinchiudono, usando una croce, sposo e invitati all’interno della casa del Signore. È chiaro che questa scena sia allegoria del matrimonio ecclesiastico inteso come prigione in cui e da cui è difficile, se non impossibile fuggire. E ancora con queste immagini vengono stigmatizzate l’ipocrisia, il moralismo, la falsità di tutti quegli adulti che fanno parte di una società altrettanto ipocrita, moralista e falsa; e Ben questo lo sa bene perché lui stesso era rappresentazione proprio di quelle persone di facciata, apatiche, indifferenti, passive, che sono profondamente tristi, malinconiche e dolenti.

Il laureato: un autobus, un viaggio senza meta e una nuova vita
Ben e Elaine dopo essere fuggiti, senza un luogo da raggiungere, salgono su un autobus e guardano verso il futuro, incerto e “spericolato”. Lei con l’abito bianco, lui con gli abiti a brandelli, portano ancora addosso i ricordi e l’odore di ciò che è stato e il desiderio di vivere, lontano da tutto e da tutti, qualcosa di nuovo e di diverso. Si guardano, ridono felici di aver compiuto questo grande atto di libertà e di ribellione, ma poi tornano improvvisamente seri come se qualcosa, qualcuno o forse niente li riportasse indietro. È come se, nonostante il grande salto fatto, ci fosse dentro di loro quel germe di malinconia, dolore e paura che aveva caratterizzato Ben all’inizio, come se appartenessero ad una generazione quasi predestinata a non essere veramente felice. In questi ultimi sguardi c’è tutto, l’amarezza, la paura, l’incertezza ma c’è anche la speranza, la spensieratezza e il desiderio di vivere qualcosa di nuovo e bellissimo. Nichols è in grado nel finale, come in tutto Il laureato, di smuovere nello spettatore una ridda infinita di emozioni, cullandolo con le eterne canzoni di Simon & Garfunkel, emozioni capaci di terrorizzare e entusiasmare.

Fonte: Cinematographe – Eleonora Degrassi – 15 Agosto 2018

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