La Stampa – 20 Marzo 2017. Quando ancora non esisteva la definizione di Ufo, un velivolo non identificato si schiantò nei pressi del Lago Maggiore, al confine tra Piemonte e Lombardia. Era il 13 giugno 1933 e a Vergiate, in provincia di Varese, non distante dall’aeroporto di Malpensa, restarono a terra non solo i rottami dell’«aeromobile» ma anche i corpi dei due piloti.
Del primo caso «ufologico» in Italia (n.d.r. ben 14 anni prima del famoso e tanto pubblicizzato caso di Roswell del 1947 in USA) si sa poco: il regime fascista secretò subito la vicenda – un dispaccio dell’agenzia Stefani di carattere «riservatissimo» lo testimonia -, di cui però continuò a occuparsi un ufficio, il Gabinetto RS/33, di cui faceva parte anche Guglielmo Marconi.
A provare a dissolvere la nebbia di mistero che avvolge il fatto è stato Roberto Pinotti, fondatore e segretario del Centro ufologico nazionale. Nel convegno «Ufologia», che si è tenuto, guarda caso, sul Lago Maggiore, ad Arona, ha spiegato che «i resti dell’Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80, avevano capelli e occhi chiari».
Si capisce quindi perché Mussolini pensò che fossero piloti tedeschi, nonostante l’autorevole parere contrario dello stesso Marconi. L’ipotesi avanzata da Pinotti potrebbe anche ridefinire la storia del periodo pre-bellico: «Il Duce credette, forse, che sarebbe stato opportuno allearsi con una potenza militare come quella della Germania nazista, capace di produrre un velivolo mai visto prima, piuttosto che averla come nemica».
Ad ogni buon conto furono gli Alleati a prendere in custodia quelle casse, a guerra finita: negli Anni 50 il personale della US Air Force occupò gli stabilimenti per la manutenzione degli aerei militari e successivamente i resti vennero inviati negli Stati Uniti. E, ad aggiungere ulteriore mistero, chi sapeva e poteva parlare non c’è più. «Stranamente – ha sottolineato Pinotti – le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Usa sono morte, due in incidenti di mare, una suicida».
Resta ancora molto da spiegare sul primo avvistamento di Ufo in Italia, ma gli esperti sembrano concordi nel sostenere che la zona tra Lago Maggiore e Ticino è tra quelle che registrano il maggior numero di segnalazioni di oggetti non identificati. Ufologi e scettici sono avvertiti.
Fonte: La Stampa – Chiara Fabrizi – 20 Marzo 2017