Serena Mollicone, processo da rifare: annullata l'assoluzione di Mottola, l'ex comandante dei carabinieri e famiglia - Italiador

Serena Mollicone, processo da rifare: annullata l’assoluzione di Mottola, l’ex comandante dei carabinieri e famiglia

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Un colpo di scena che in pochi si aspettavano. La decisione della Corte di Cassazione di annullare la sentenza di assoluzione di Franco Mottola (n.d.r. ex comandante stazione dei carabinieri), della moglie Annamaria e del figlio Marco, disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Roma, ha scatenato l’esultanza degli amici di Serena Mollicone presenti in aula e ha lasciato impietriti gli imputati accusati di aver ucciso la 18enne, trovata il 3 Giugno 2001 senza vita in un boschetto del Frusinate con un sacchetto sulla testa, mani e piedi legati con scotch e fil di ferro. Dopo le pronunce di primo e secondo grado in loro favore, erano convinti di essere arrivati al capolinea di questa vicenda processuale, pronti a festeggiare. Invece padre e figlio (la moglie non c’era), alla lettura del dispositivo della presidente dalla prima sezione penale della Suprema Corte, si sono guardati per pochi, lunghi secondi: nei loro occhi c’era smarrimento e un filo di paura. L’ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, lì dove la studentessa era stata vista il primo giugno del 2001 entrare e non uscire, si è lasciato andare con “Il Messaggero” a due parole di commento: «È inammissibile».

Applausi e Striscioni
Tutt’altra reazione rispetto a quella di giubilo, quasi da stadio, con la quale avevano accolto il 21 Luglio 2022 la loro assoluzione decisa dalla Corte d’assise di Cassino. Per questo, dopo il verdetto di ieri sera, nell’austera aula del Palazzaccio sono scoppiati gli applausi di alcuni amici della Mollicone (che se fosse stata viva sarebbero stati suoi coetanei). Al collo indossavano una sciarpa nera con la scritta gialla e bianca: «Serena vive». Quando i carabinieri li hanno rimproverati per il baccano, hanno risposto: «Nei precedenti giudizi avevano esultato loro. Ora tocca a noi». Fuori dal palazzo, nei giardini di piazza Cavour, sono stati esposti due striscioni: «Giustizia per Serena, mai più storia di ordinaria violenza» del Telefono rosa Frosinone e «24 anni di verità e giustizia negata. Ora Serena non merita di essere archiviata».

Il procuratore generale della Cassazione, al termine della sua requisitoria, aveva chiesto l’annullamento di una sentenza giudicata «carente», «che presenta plurime violazioni di leggi e di norme processuali», sottolineando che il «giudice di appello ha abdicato alla Cassazione con un atteggiamento pilatesco». La sentenza, tra l’altro, «omette di motivare sulla effettiva presenza di Serena Mollicone in caserma e non risponde – aveva concluso il pg – a tutti gli elementi che confortano le affermazioni di Santino Tuzi che hanno dato avvio alle indagini», ossia il brigadiere che due giorni dopo l’ultimo interrogatorio viene trovato morto nella sua auto con il petto squarciato da un colpo sparato dalla pistola d’ordinanza. Le sue dichiarazioni, insieme a una porta di legno della caserma che diventa la prova “regina”, danno la svolta per risolvere il caso. Così l’ex comandante della stazione, che inizialmente aveva indagato sull’omicidio, si ritrova a processo insieme al figlio, alla moglie e a due militari suoi sottoposti.

Di tutt’altro avviso le arringhe difensive dei Mottola. «In caso di rinvio le problematiche sarebbero le stesse – aveva precisato l’avvocato Francesco Germani – Se le prove non ci sono state prima, non ci sarebbero neanche adesso e un nuovo processo non porterebbe alcuna novità». L’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe aveva parlato di «corto circuito giuridico» e di un «costrutto accusatorio che fa acqua da tutte le parti».

Le Reazioni
«Siamo veramente soddisfatti. È un punto di svolta importante perché se la Cassazione avesse rigettato il ricorso il caso di Serena sarebbe stato chiuso – ha commentato il legale di parte civile Anthony Iafrate dello studio Salera che da anni segue Consuelo Mollicone, sorella di Serena – Non è ancora una vittoria, ma un nuovo inizio. Ci attende una nuova sfida in appello ma siamo già pronti perché non vediamo l’ora di arrivare alla giustizia». «Aspettiamo le motivazioni della sentenza. Ci sono comunque elementi a discarico dei Mottola che non potranno mai essere messi in discussione anche all’esito di un altro dibattimento», ha precisato l’avvocato Mauro Marsella, che insieme a Germani e Di Giuseppe, difende la famiglia.

Fonte: IlMessaggero – Valeria Di Corrado – 11 Marzo 2025

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