“Non di solo pane vive l’uomo”, recita il Vangelo. Soprattutto il romano, verrebbe da aggiungere ironicamente. Il vero cittadino della Capitale, infatti, è cresciuto sin da bambino con quello che è il perno della cultura gastronomica a Roma: sua maestà la “Pizza con la Mortazza”, la vera regina dei forni. A testimonianza di quanto detto scomodiamo il ricordo di un altro Re dell’immaginario capitolino, l’attore e regista Alberto Sordi, che, si racconta, durante le sue pause dal set, amava farsene portare un “rettangolino” dal suo fotografo di scena Enrico Appetito: una vera e propria “sacra liturgia” per entrambi. Gusto e storia si mischiano in quello che può essere considerato il migliore street food di sempre, e noi ne elenchiamo le ragioni.
1) È uno dei primi esempi di street food della storia. L’esordio della pizza bianca arriva quando, anticamente, i fornai, per valutare il calore raggiunto dal forno in cui cuocevano il pane, ci mettevano dentro un pezzetto di impasto. Ben presto, panettieri e clienti capirono che quel piccolo composto poteva diventare una pagina bianca su cui scrivere ricette semplici ma gustose: in origine erano i fichi ad essere schiacciati sulla pizza appena cotta, poi si è passati alla farcitura interna con formaggio, ricotta e cicoria romana; solo più tardi è avvenuta la virata su cibi più poveri come i salumi e, appunto, la mortadella, destinata quindi a diventare leggenda.
2) Garantisce il massimo risultato con il minimo impegno. È una specialità che riflette appieno l’arte di arrangiarsi tutta romana. Altro che “Stelle Michelin” e piatti gourmet: bastano un paio di fette di mortadella e un rettangolino di pizza bianca tagliata a metà per risolvere un pomeriggio a passeggio in centro, una cena con gli amici o la colazione dei bambini a scuola: ogni romano che si rispetti ha un ricordo legato fin “da regazzino” alla pizza con la mortazza: ogni nonna romana ha viziato i propri nipotini con una strisciolina di pizza appena acquistata al forno e servita dentro la tradizionale carta velina marroncina.
3) È regina di convenienza. Il costo, infatti, è bassissimo: bastano pochi euro – a voler esagerare – per sostituire un pasto. L’ulteriore prezzo da pagare, è, poi, per gradire, un po’ di farina bianca a sporcare la giacca. A volte, inoltre, – quando l’impasto è di qualità – è buona anche il giorno dopo.
4) La pizza bianca romana è unica nel suo genere, introvabile nel resto della penisola. Guai a confonderla con “fugassa” genovese o con la schiacciata toscana. Alta, soffice ed ariosa, è fatta di farina 0, lievito di birra, un po’ di zucchero, acqua, olio extravergine di oliva, ingredienti che rendono l’impasto inimitabile e la forma dai grossi alveoli tondi alternati a piccole fossette in superficie un piccolo capolavoro di gastronomia artigianale.
5) Dulcis in fundo, la “morte sua” è la possibilità di gustarla di fronte ai monumenti della Capitale: quale altra città può vantare una sala ristorante così scenografica? Seduto sui gradini di Campo de’ Fiori o sulla scalinata di Piazza Trilussa, ogni romano doc, conoscitore delle coordinate geografiche dei migliori forni di Roma, ha proclamato, almeno una volta nella vita, durante il tradizionale giro da “Cicerone” accanto agli amici arrivati da altre città, l’annuncio: “Adesso ti porto a mangiare la pizza con la mortazza più buona di Roma. Conosco un posto che è la fine del mondo…
Per gentile concessione dell’autrice dell’articolo: Eva Elisabetta Zuccari – www.romatoday.it