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L’arte di sopravvivere ai televenditori

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Una telefonata accorcia la vita, cento telefonate la rovinano. Questo, ovviamente, se chi chiama sta facendo telemarketing (un altro modo per definire il telestalking) e chi risponde non si sente a tal punto solo come un cane da trovare una piacevole compagnia nelle chiacchiere del venditore. Accade a tutti di essere investiti da ondate di telefonate indesiderate, poi magari il mare di parole si calma per un po’ e riprende un mese o due dopo. C’è un modo che possiamo consigliare ai lettori per opporre un piccolo filtro ai tampinatori seriali: una volta ricevuta la telefonata e una volta liquidato il più velocemente possibile il tampinatore o la tampinatrice (viene anche da pensare che quei furbacchioni – i mandanti – incarichino del tampinamento dei maschi le tampinatrici femmine, e viceversa), memorizzate il numero che ha chiamato e battezzatelo con un nome che lo bolli in modo inequivocabile, in modo da poter rifiutare la prossima chiamata con sulle labbra un sardonico e compiaciuto sorriso; chi scrive ha accumulato nella rubrica una trentina di «No», «No1», «No2», «No3» eccetera.

Naturalmente questo trucchetto non basta, è come uscire in ciabatte a buttare la pattumiera ed essere sorpresi da una bomba d’acqua prima di raggiungere i cassonetti. Perché loro, i mandanti, di telefoni ne hanno a migliaia, e li forniscono ai loro fantaccini e alle loro crocerossine come fossero baionette e bombe a mano, o disinfettante e garze, per vincere la guerra contro la concorrenza. Che si tratti di bollette della luce o del gas, sempre più convenienti e più smart di quelle degli altri, di sconti sui mobili, di aperture di nuovi negozi di caccia e pesca, di quell’autentica galassia composta dagli imbonitori immobiliari che vorrebbero farti credere di poter vendere il tuo bilocale al prezzo di un loft da 500 metri quadrati in via Montenapoleone, i nemici te li vedi spuntare addosso da tutte le parti e a tutte le ore.

Ieri il Garante della Privacy ha multato di 892.738 Euro una società per aver, fra l’altro, realizzato la propria attività di telemarketing senza un’idonea base giuridica. È accaduto che le informazioni fornite dal tampinato, pur consenziente, sono state annotate erroneamente, e nessuno le abbia corrette. La classica buccia di banana. Assoutenti ha tristemente esultato: «È l’ennesima dimostrazione del Far West che regna in Italia sul fronte del telemarketing.

Le molte iniziative di miglioramento proposte sul tema e l’introduzione del registro delle opposizioni non hanno prodotto i risultati sperati». Non resta dunque che fare opposizione individualmente e per ulteriore sicurezza, non rispondere mai con un «sì…», ma con un «pronto chi vende?».

Fonte: IlGiornale – Daniele Abbiati – 1 Febbraio 2025


COMMENTO
Per ovviare alla quotidiana violenza delle televendite occorre una legge che vieti le promozioni telefoniche in uscita, ovvero quelle generate dalle aziende o da loro incaricati. La legge sulla privacy é un’emerita buffonata, l’opposizione e l’iscrizione al relativo registro NON funziona anzi peggiora la cosa. Per ora l’unica azione che possiamo adottare per difenderci un minimo, é BLOCCARE il numero di ogni singolo fottuto chiamante “telestalking”, oppure in ultimo segnare i dettagli di ogni singola chiamata pubblicitaria e procedere alla denuncia alle autorità e richiedere i danni per stalking. Alla “guerra” il privato cittadino deve rispondere con la “guerra”. PUNTO, in uno stato dove non esiste lo stato di diritto, ma solo “mafiosi”, non c’é altro mezzo. Val. In.

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