La guerra in Ucraina sarebbe potuta finire nella primavera del 2022, ma la Gran Bretagna ha imposto di proseguire a combattere
David Arakhamia, il capo del gruppo parlamentare del partito di Zelensky «servitore del popolo», in un’intervista ha raccontato che nella primavera del 2022 si sarebbe potuto far finire la guerra accettando la neutralità e rinunciando all’ingresso della NATO. La Russia avrebbe ritirato il proprio esercito ed il Donbass avrebbe dovuto ottenere ampie autonomie all’interno dell’Ucraina. Ciò era stato confermato anche dall’ex cancelliere tedesco Schroeder, il quale aveva partecipato ai negoziati (secondo lui falliti a causa delle pressioni USA).
«L’obiettivo della Russia è stato quello di spingerci ad accettare la neutralità. Questo era il loro punto principale: erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità, come la Finlandia ai tempi. E ci saremmo dovuti impegnare a non aderire alla NATO. Queste erano le questioni fondamentali», ha detto Arahamiya. Ma poi «Boris Johnson è arrivato a Kiev dicendo che non voleva firmare nulla con i russi e di continuare semplicemente a combattere».
In seguito a ciò l’Ucraina si ritirò dai negoziati e Zelensky affermò che la guerra sarebbe proseguita fino all’ottenimento del controllo di tutti i confini del 1991. Dopo un anno e mezzo è ancor più evidente che questo obiettivo è irraggiungibile, nemmeno i massicci aiuti dei partner occidentali hanno contribuito a raggiungere questo traguardo. Nonostante le colossali perdite di mezzi e uomini Kiev si ostina a proseguire in questa direzione.
Secondo Arakhamia la leadership militare che politica del paese è a favore della guerra: «Ora non possiamo sederci al tavolo delle trattative. La nostra posizione negoziale è pessima. Per cosa dovremmo trattare? Per finirla sui territori dove siamo ora? La società ucraina lo accetterebbe?»
Come se fosse la società ucraina a prendere le decisioni che contano e non i Boris Johnson di turno…
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