Boom delle “truffe del sì” al telefono. Il telemarketing selvaggio, a quasi due anni dall’introduzione del nuovo registro delle opposizioni, aperto anche ai numeri mobili, non arretra. Anzi, si evolve e diventa ancora più insidioso. In compenso, con il nuovo decreto legislativo sulle comunicazioni elettroniche, che dovrà essere approvato entro il 24 marzo, sono in arrivo multe decisamente più salate (fino a un milione di euro) per i call center molesti. Il Messaggero ha fatto un test, utilizzando un numero di cellulare iscritto al registro delle opposizioni e che dunque in teoria avrebbe dovuto essere al riparo dal telemarketing illegale. Su questo numero abbiamo ricevuto in media nell’ultimo mese sette telefonate alla settimana, una al giorno, riconducibili ad attività di telemarketing, quasi tutte provenienti da sistemi automatizzati. La maggior parte delle telefonate commerciali a cui abbiamo risposto sponsorizzavano nuovi contratti di luce e gas a prezzi low cost, depuratori d’acqua quasi gratis, il trading per diventare milionari. Ma non solo.
Adesso, come detto, va di moda la “truffa del sì”, e la conferma viene anche dalle associazioni dei consumatori a cui, negli ultimi mesi, stanno arrivando sempre più segnalazioni al riguardo. Come funziona? Il sistema è diabolico. Vi chiamano e per prima cosa vi domandano se siete effettivamente il signor “Mario Rossi”. Se lo siete vi verrà naturale rispondere di sì e a quel punto la comunicazione si interrompe. La truffa consiste nel registrare il “sì” della persona che risponde per poi utilizzarlo, attraverso un astuto lavoro di copia e incolla, in una nuova registrazione audio, con cui richiedere, per esempio, il cambio del fornitore della luce o del gas al posto del titolare di quest’ultima. Cosa succede a questo punto? Alla persona che è stata raggirata al telefono viene comunicato, nel giro di un mese, che è passata a un altro gestore e, contestualmente, le viene recapitata una bolletta di cessazione del precedente contratto.
L’INCASTRO
A quel punto la vittima può solo chiedere al vecchio fornitore di avviare la procedura per tornare sotto la sua copertura, ma dovrà comunque pagare al nuovo gestore le bollette per il periodo in cui risulta esserne cliente. Insomma, con la “truffa del sì” non ci sarebbe modo di evitare il cambio di fornitore, però è consigliabile denunciare alle autorità l’evento se si sospetta di essere caduti nel tranello. Il consiglio delle associazioni dei consumatori è a ogni modo quello di non rispondere mai con un sì diretto quando si riceve una telefonata commerciale da un numero non visibile o che comunque non si conosce.
Insomma, il nuovo registro delle opposizioni non ha portato a quella stretta che tutti speravano. La buona notizia è che all’orizzonte si intravedono dei cambiamenti importanti. Il decreto legislativo che modifica il codice delle comunicazioni elettroniche deve essere adottato entro il 24 marzo e, come detto, c’è sul piatto l’estensione ai call center molesti della sanzione da 50mila euro a un milione di euro per chi commette pratiche commerciali sleali violando le limitazioni di accesso ai numeri. Chi iscrive il proprio numero di telefono al registro delle opposizioni esprime in pratica l’opposizione alle chiamate di telemarketing. Dopodiché gli operatori hanno un massimo di quindici giorni per recepire le nuove volontà dell’utente.
IL CODICE
Per cercare di bloccare sul nascere le telefonate illecite ai cittadini, l’Agcom questa estate ha anche aperto la stagione del codice di condotta del telemarketing, che tra le altre cose impegna chi vi aderisce al divieto di camuffamento del numero telefonico. Tutte iniziative che però faticano a produrre gli effetti attesi. Come se ne esce? Secondo le associazioni dei consumatori, per ottenere dei miglioramenti nel breve termine è necessario per prima cosa abbandonare il sistema opt-out, in virtù del quale in assenza di un’espressa opposizione iscritta dal consumatore in un apposito registro non ci sono barriere alle telefonate commerciali, e seguire il modello olandese basato sul sistema opt-in, che al contrario prevede il divieto di effettuare telefonate commerciali verso numeri mobili o fissi appartenenti a soggetti che non hanno mai fornito il loro consenso a ricevere queste comunicazioni.
Fonte: IlMessaggero – Francesco Bisozzi – 9 Marzo 2024