Cinquantamila banchi in meno, rispetto a un anno fa, e questo accade solo al primo anno di scuola superiore. Complessivamente infatti il numero è molto più alto: ogni anno, infatti, sono circa 130mila gli studenti che mancano all’appello, rispetto all’anno scolastico precedente. Dati alla mano, il calo demografico in Italia si fa sentire pesantemente proprio al momento delle iscrizioni scolastiche quando è impietoso il confronto con le iscrizioni degli anni passati. Un processo inesorabile, ormai, che vede sparire studenti, classi e poco a poco anche le scuole. Nell’anno scolastico in corso, il 2024-2025, gli alunni iscritti al primo anno di scuola superiore sono 562.733: ben 50mila in più rispetto a quelli che siederanno in prima superiore a settembre. Ad oggi infatti i ragazzi di terza media, prossimi al passaggio alla secondaria di secondo grado, sono 511.244. Vale a dire 51.489 alunni in meno.
Dal 21 gennaio gli alunni potranno presentare domanda per iscriversi alla scuola superiore scelta e arriveranno quindi al ministero dell’istruzione oltre 50mila richieste in meno. Su un totale di 560mila studenti si tratta, quindi, di oltre il 9%. Una percentuale che pesa, soprattutto perché dipende da quell’inverno demografico duro a sconfiggere. Parte da lontano ma ormai, di anno in anno, i tristi record vengono superati.
LA TENDENZA
A livello statistico si è registrata la prima diminuzione del numero di studenti a partire dall’anno scolastico 2015-2016, quando mancarono circa 20mila alunni. Nel 2018-2019 le assenze fecero un tremendo balzo in avanti fino a quota 75mila studenti in meno. Nell’anno scolastico 2021-2022 la soglia superò i 100mila in meno e nel 2023 volò addirittura a 130mila, Un crescendo che sembra impossibile da arginare. Guardando al futuro escono numeri impressionanti, ne ha parlato anche il ministro all’istruzione e al merito, Giuseppe Valditara, durante gli ultimi Stati generali della natalità: fra 10 anni, se l’andamento demografico resta in calo, ci saranno quasi un milione e mezzo di studenti in meno.
E con loro spariranno anche circa 130mila cattedre. Fra dieci anni quindi, degli attuali 7,4milioni di studenti ne resteranno circa 6milioni.
L’EFFETTO
Il colpo più duro si avvertirà proprio nelle scuole superiori dove mancheranno circa 500mila studenti, vale a dire un intero anno di scuola. Tanti sono infatti i ragazzi che ogni anno si presentano alla maturità. Nella scuola media il calo sarà di quasi 300mila alunni e in quella elementare arriverà a circa 400mila. Forti assenze anche tra i piccoli, che continueranno a diminuire con una perdita di oltre 156mila bambini alla scuola dell’infanzia.
Che cosa significa veder sparire 130mila alunni da un anno all’altro? Considerando classi da 20 a 25 studenti, significa cancellare tra giugno e settembre dalle 5000 alle 6500 classi. Divise per ogni ordine e grado. Se sono 50mila i ragazzi in meno in prima superiore, vuol dire che a settembre ci saranno dalle 2mila alle 2500 aule in meno. Il ministero ha calcolato una stima anche in termini di cattedre visto che se mancano le classi, non ci sarà bisogno neanche dei docenti: si rischia infatti di passare da 684mila cattedre attuali a circa 558mila tra dieci anni, con una riduzione di 10-12mila posti di lavoro ogni anno.
GLI ACCORPAMENTI
Per ora si parla di esuberi da ricollocare in altre scuole in fase di mobilità. Serviranno meno supplenti e i docenti che ottengono il ruolo grazie al turn-over saranno sempre meno. «Per ora non ci sono state flessioni sugli organici, un piccolo segnale si era visto in una proposta in legge di Bilancio, ma poi è stata cancellata e rimandata probabilmente al prossimo anno – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi – i docenti in più potrebbero essere impiegati anche sull’orientamento e per l’attività di tutor al fianco degli studenti. La scuola punta molto sull’orientamento, oggetto anche di una recente riforma. Si tratta comunque di decisioni congiunte tra ministero dell’istruzione e ministero dell’economia: per ora non ci saranno licenziamenti, verranno adottate nuove misure come ad esempio la mancata sostituzione dei docenti che ogni anno vanno in pensione. Sono circa 30mila l’anno. Allo stesso modo ci saranno meno supplenti».
Resta poi il nodo dei dimensionamenti, con le scuole piccole che vengono accorpate: «soprattutto al Sud – conclude Giannelli – perché lì abbiamo sempre avuto tante scuole ma piccole, al Nord invece il numero di istituti è ridotto ma ci sono molti più studenti».
Fonte: IlMessaggero – Lorena Loiacono – 8 Gennaio 2025