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Scandalo dei falsi “green pass”, ex Prefetto Marrosu rinviata a giudizio

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ex prefetto Marrosu

E’ questo l’esito della lunga udienza preliminare svoltasi oggi 17 giugno davanti al gup Cristian Vettoruzzo. La Procura, attraverso il pubblico ministero Maria Giulia Rizzo, aveva di fatto in parte “smontato” le contestazioni originariamente mosse dal sostituto procuratore Mara De Donà, che aveva coordinato l’inchiesta, riqualificando una parte di capi d’imputazione da “falso in atto pubblico” a “falso in certificato”.

In sostanza alle quattro persone a cui viene contestata l’associazione a delinquere viene imputato il falso ideologico in quanto avrebbero “fabbricato” i falsi test positivi, riconducibili ad un numero limitatissimo di campioni.

Poi i dati sarebbero stati caricati sul portale della Regione inducendo in errore il soggetto privato che avrebbe quindi emesso il Green Pass, mentre la “fabbricazione” degli esami resta un falso ideologico in un atto pubblico l’emissione invece del Green Pass sarebbe configurata come un falso ma soltanto in certificato.

La 70enne Marrosu (difesa dagli avvocati Helga e Jenny Lopresti) ha sempre sostenuto la sua innocenza e per questo era decisa ad affrontare il processo pubblico, «Sono sbalordita di essere rimasta invischiata in questa storia – aveva detto l’ex prefetto di Treviso – io ho avuto il Covid e sono stata male. Ho fatto il periodo di quarantena e poi mi sono negativizzata, tutto qua. Dei raggiri non ne sapevo nulla.

Mio marito ha fatto il vaccino ed ha avuto gravi problemi di deambulazione legati all’iniezione. Colpa del siero che gli hanno inoculato? Chiedetelo ai medici che lo hanno avuto in cura se la responsabilità si debba attribuire o meno al vaccino».

Lo scandalo aveva inizialmente coinvolto una sessantina di persone, provenienti da mezza Italia fra cui le province di Venezia, Pordenone, Bologna, Pescara, Napoli, Alessandria, Caserta, Bologna e Padova, che avrebbero approfittato del sofisticato meccanismo con il quale sarebbero stati in grado di ottenere la certificazione verde anti Covid pur non avendone diritto.

Poi, nel corso delle indagini, erano rimaste in ballo soltanto ventinove posizioni. Fonte: QUI

 

Vogliamo chiedere al Governo, al Parlamento, alla commissione d’inchiesta Parlamentare e in particolare al Ministro della Salute: Come stanno di salute le persone che hanno pagato per avere dei certificati falsi? Se non sono morte, visto quello che veniva dichiarato e pubblicizzato durante la pandemia, pur non avendo effettuato test né ricevuto vaccini, come lo spiega la scienza che sono ancora vivi? Attendiamo risposte, grazie. Fonte: QUI

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