Da alcuni giorni sono comparsi anche a Foggia, come già in altre città, dei manifesti di protesta contro il green pass. Si tratta di un 6×3 che si trova sul muro dell’ospedale D’Avanzo, in viale degli Aviatori, e di un 4×3 all’incrocio tra viale Michelangelo e viale I maggio. Entrambi a firma “Foggia No Pass”, vogliono spingere la cittadinanza a riflettere sul fatto che il green pass, lungi dall’essere uno strumento sanitario, sia in realtà nato per restare a tempo indeterminato. Come si legge su uno di questi, infatti, “il green pass non è abolito, è solo sospeso”, con un richiamo anche alla situazione dei lavoratori sospesi a causa dell’obbligo vaccinale non ottemperato.
Su uno dei manifesti si legge anche che nessun diritto deve provenire da una concessione governativa, ma è tale in quanto ottenuto col venire al mondo di ciascun individuo. Esplicitamente, anzi, si afferma che “Il green pass di oggi è il credito sociale di domani”, cosa effettivamente non lontana dalla realtà, se pensiamo ad esempio che in alcuni comuni del Nord si sta sperimentando l’alloggio popolare a punti, ossia si mantiene il diritto all’alloggio solo se si rispettano determinate regole e lo si perde quando i punti vengono meno. Non che rispettare le regole sia male, ma l’idea di un controllo pervasivo non è allettante; d’altra parte perdere i punti casa non è proprio come perdere i punti della patente. Peggio ancora a Bologna c’è una card che premia i cittadini virtuosi: credito sociale in purezza.
Peraltro il green pass è collegato all’Agenzia delle Entrate (non a caso è proprio questa a inviare agli over 50 le richieste di motivazioni sul perché non ci si sia vaccinati) con il chiaro intento di inserirlo in un contesto ben più ampio di quello sanitario, posto che non tocca all’Agenzia delle Entrate verificare lo stato di salute dei contribuenti.
Interessante è poi lo slogan “Green pass, guerra e pandemia figli della stessa strategia”, quella evidentemente di destabilizzare le società, di far chiudere le piccole e medie aziende, di creare odio e conflitto sociale, perché si sa, il “divide et impera” e l’impoverimento delle classi medie e proletarie sono la migliore delle armi a disposizione di chi non si fa molti scrupoli nel governare. D’altra parte anche nel migliore dei mondi possibili non sarebbe fattibile passare dall’idea che “i politici sono tutti ladri” a quella secondo la quale “lo fanno per il nostro bene”; se non altro, una via di mezzo nell’esprimere giudizi sarebbe quanto meno prudente.
In ogni caso i manifesti sono segno di una presenza nella nostra città di un gruppo di persone che si vuole far sentire, che ha diritto a farsi sentire e che dovrebbe essere ascoltata, in quanto sta mettendo in guardia dalle ripercussioni future, non troppo lontane, di uno strumento che rischia di dire alle persone persino come pensare.
E se credete non sia possibile, ricordate che milioni di persone sono state sospese dal lavoro per via della loro idea sulla gestione del proprio corpo; domani non sappiamo con quale idea si potrebbe non essere d’accordo, e per questo ritenuti non meritevoli di punteggio sociale: cosa che può capitare a chiunque di noi, a meno che non si sia automi con programmi preimpostati. Il che potrebbe avere come conseguenza finanche quella del blocco dei propri risparmi, ormai tutti digitalizzati. Nel frattempo, 7000 bar hanno chiuso in tutta Italia (fonte: Unioncamere e InfoCamere) e molte altre attività devono fare i conti con il caro bolletta. In tutto questo, prima di credere ciecamente a chi chiede di scegliere tra il condizionatore e la pace, quasi a sfidare l’intelligenza degli italiani, bisognerebbe porsi qualche domanda.
Per gentile concessione: Ilmattinodifoggia.it – Alessia Roberta Scopece 17.04.2022