E’ cosa ben nota che l’economia mondiale sia basata sul profitto e su quello che negli anni ’60/’70 si iniziava a chiamare consumismo, tuttavia forse si sta esagerando un tantino, basti pensare ad esempio a chi fornisce servizi primari e magari in regime di monopolio o quasi.
L’esempio tipico è quello di Poste Italiane che per decine di anni é stato simbolo di inefficienza, menefreghismo, litigi ed arrabbiature da parte degli utenti. Ora che è privatizzata e sempre in regime di monopolio, alla società non basta più guadagnare, vuole straguadagnare senza rischi imprenditoriali: sui bollettini, sulle raccomandate e su altri servizi che poco hanno a che fare con il recapito della posta.
Poste Italiane è passata da un perenne bilancio in rosso ad una crescente chiusura in attivo, nel 2017 il Fatturato é stato di 10,86 miliardi di Euro e l’Utile Netto di 1,40 miliardi di Euro. Nel 2019 per spedire una raccomandata semplice bisogna pagare 5,40 Euro (fino a 20 grammi) ossia l’equivalente di 270 Euro al Chilo.
Poste Italiane svolge anche funzioni di banca, gestore di telefonia, assicuratore, effettua vendita di libri, CD, libri ed altri gadget.
E’ bello, comodo e facile fare il top manager senza concorrenza, fare impresa senza rischi, imporre i prezzi che si vogliono e speculare anche sul singolo grammo di posta, facendolo pagare uno sproposito.
Lo Stato ancora una volta é assente e non tutela adeguatamente i cittadini, allora perché stupirsi se un domani ci venisse chiesto di pagare l’ossigeno che consumiamo !?