Nonostante il meraviglioso proverbio, la popolazione tibetana avrebbe poco per cui ridere, a seguito dell’occupazione dei territori da parte della Cina popolare ed i massacri perpetrati, con il beneplacido degli USA e dlle’Europa.
Il 30 settembre 2021, l’Amministrazione centrale tibetana (il governo in esilio del Tibet) ha pubblicato un documento intitolato «Tibet: 70 anni di occupazione e oppressione». Questo documento descrive in dettaglio l’affascinante ma triste storia del Tibet dai tempi antichi ad oggi, e si concentra sull’occupazione e sulla brutale oppressione del Partito Comunista Cinese (Pcc).
L’Esercito Popolare di Liberazione della Cina invase il Tibet dal 1949 al 1951, anche se quest’ultimo era uno Stato indipendente e mostrava tutti gli elementi di uno Stato: aveva un territorio, una popolazione e un governo.
La Storia del Tibet, del resto, rivela che esso non ha mai fatto parte della Cina. Naturalmente, durante la sua Storia, i governanti tibetani hanno sviluppato stretti rapporti con i successivi governanti cinesi (e altri asiatici). Sfortunatamente, il Pcc ha interpretato queste relazioni nei termini di «una solida base per la fondazione definitiva di una nazione unificata». Del resto, questo tipo di logica giustificherebbe l’invasione e l’occupazione di qualsiasi Paese al mondo.
Un documento, rilasciato dal Dipartimento dell’Informazione e delle Relazioni Internazionali dell’Amministrazione centrale tibetana, fa riferimento anche all’Accordo di adesione concluso nel 1906 tra il governo manciù della Cina e il Regno Unito.
Questi governi hanno firmato l’accordo «senza la partecipazione o la conoscenza delle autorità tibetane» e l’accordo ha riconosciuto l’esistenza della «sfera di influenza britannica in Tibet e ha introdotto un concetto di sovranità manciù sul Tibet».