[Omissis …]
Come si può giungere alla pace secondo Zygmunt Bauman
Nel 2016, ad Assisi, si è tenuto l’incontro interreligioso “Sete di pace”, a cui ha partecipato anche Zygmunt Baumann, insieme a 500 leader religiosi e ad altre personalità del mondo civile e culturale.
Il sociologo ha inaugurato il dialogo interreligioso con un intervento che ha suscitato l’interesse e la curiosità degli astanti. In particolare, Bauman si è focalizzato sui due pronomi “noi” e “loro”.
La storia dell’umanità è consistita e consiste ancora, secondo il grande studioso, nel processo di espansione del pronome “noi”. Il “noi” implica sempre un gruppo di persone che si identifica in contrasto ad un “loro” esterno al gruppo:
“Tutte le tappe e le fasi che ci sono state nella storia dell’umanità, avevano un denominatore comune: erano caratterizzate dall’inclusione da un lato e dall’esclusione dall’altro in cui c’era una identificazione reciproca, attraverso l’inclusione e l’esclusione”.
Noi e loro
Il “noi”, quindi, indica l’ostilità con un “loro”, un’altra entità di persone che non è “noi”. Ciascuno dei due concetti – “noi” e “loro” – non può esistere l’uno senza l’altro. Si definiscono vicendevolmente attraverso il contrasto con l’altro e, di conseguenza, necessitano del conflitto per autodefinirsi. Ecco perché la storia è piena di eventi bellici. Adesso, afferma Bauman, “c’è la necessità ineludibile dell’espansione del noi come prossima tappa dell’umanità. Questo salto successivo è rappresentato dalla soppressione del pronome loro”.
Abbiamo bisogno di sentirci tutti “noi”, di non identificare l’altro come estraneo al gruppo. Abbiamo bisogno di essere tutti parte di un’unica entità, per giungere finalmente alla pace.
Per questa ragione, il sociologo ha dichiarato: “ci troviamo nella dimensione cosmopolita in cui ogni cosa ha un impatto sul pianeta, sul futuro e sui nipoti dei nostri nipoti. Siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri […], ma non abbiamo neppure iniziato a sviluppare una consapevolezza cosmopolita. E gestiamo questo momento con gli strumenti dei nostri antenati… ed è una trappola, una sfida da affrontare”.
Perché esiste ancora la guerra
Ecco perché, secondo Zygmunt Bauman, esiste la guerra anche oggi: non abbiamo ancora imparato a gestire la dimensione cosmopolita in cui siamo immersi. I cambiamenti sono stati rapidi e di enorme portata, ma noi non siamo cambiati, e non abbiamo nemmeno modificato il nostro modo di agire e di relazionarci con il prossimo. In poche parole, non siamo ancora diventati un “noi” intero. La domanda è: lo diventeremo mai?
Fonte: Libreriamo – Salvatore Galeone – 18 Marzo 2022