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L’Utero Artificiale sarà realtà entro pochi anni

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Entro un paio di anni gli scienziati dell’Università Tecnologica di Eindhoven (Paesi Bassi) metteranno a punto un prototipo funzionante di utero artificiale, una super incubatrice che dovrebbe offrire risultati rivoluzionari per i bimbi nati prematuri, anche prima della 22esima settimana.

I ricercatori hanno ricevuto 2,9 milioni di euro dalla UE per preparare il macchinario. Il finanziamento proviene dal programma UE Horizon 2020. A differenza delle incubatrici attuali, il prototipo avvolgerà il bambino nel liquido e gli fornirà ossigeno e nutrimento tramite una placenta artificiale che sarà collegata al loro cordone ombelicale, ricreando l’esperienza di essere nel ventre materno, battito del cuore incluso.

Prima di applaudire una simile notizia, dovremmo però scavare più a fondo in queste ricerche che vanno avanti da decenni e che hanno una visione di riferimento non solo progressista ma anche post-umana, con “profeti” transumanisti che ne hanno spianato la strada.

Il punto di arrivo non è creare uteri artificiali per salvare i bimbi nati prematuri, ma far nascere le prossime generazioni tramite l’ectogenesi, scollando di fatto la riproduzione e la nascita dal ventre materno.

Come vedremo, ci sono filosofi, saggisti, bioeticisti e persino femministe che ne hanno incentivato e ne plaudono  la ricerca.

Peraltro, fino a poco tempo fa, chi parlava di questa tematica veniva tacciato di diffondere “fake news” e di vaneggiare: veniva cioè additato come un “complottista” visionario, modalità che serve per screditare e silenziare sul nascere le ricerche scomode.

Per approfondire i retroscena sull’ectogenesi, partiamo dalle parole di un personaggio che non può certo essere bollato come un “complottista”, ossia l’economista e banchiere francese Jacques Attali, il quale afferma:

«L’utero artificiale e la clonazione schiuderanno prospettive vertiginose in cui ciascuno potrà decidere autonomamente di riprodursi e un giorno si arriverà forse all’ermafroditismo universale».

Così scriveva Attali nel 1999 in Lessico per il futuro. Anni dopo, in un’intervista a «la Repubblica» del 19 Agosto 2014, Attali ha profetizzato l’avvento dell’ectogenesi e della clonazione:

«La riproduzione diventerà compito delle macchine, mentre la clonazione e le cellule staminali permetteranno a genitori-clienti di coltivare organi a volontà per sostituire i più difettosi.

Un bambino potrà essere portato in grembo da una generazione precedente della stessa famiglia o da un donatore qualsiasi, e i figli di due coppie lesbiche nati da uno stesso donatore potranno sposarsi, dando vita a una famiglia con sole nonne e senza nonni.

Molto più in là, i bambini potranno essere concepiti, portati in grembo e fatti nascere da matrici esterne, animali o artificiali, con grande vantaggio per tutti: degli uomini poiché potranno riprodursi senza affidare la nascita dei propri discendenti a rappresentanti dell’altro sesso; delle donne poiché si sbarazzeranno dei gravi del parto». (n.d.r. Follia pura)

 

Bisogna capire se questo “progetto” auspicato dai mondialisti rappresenti però un traguardo per il benessere collettivo o non si tratti invece di uno scenario distopico in cui l’umanità potrà essere meglio controllata e dunque governata dai fautori del “progresso”. Ossia, ancora una volta, il sogno di una élite per l’appagamento di pochi a discapito degli altri… confezionata però come un traguardo scientifico e un progresso per la collettivià.

A 18 anni di distanza dalle previsioni contenute in Lessico per il futuro, nell’aprile del 2017, su «Nature Communications» è stato annunciato che un gruppo di ricercatori americani dell’Istituto di ricerca del Children’s Hospital di Philadelphia ha costruito un utero artificiale, chiamato “biobag” in cui sono stati fatti crescere con successo alcuni agnellini nati prematuri: un piccolo passo per arrivare alla costruzione di uteri artificiali per aiutare i bambini nati prematuri. Lo scopo è realmente questo?

Nel 2002 un gruppo di ricercatori al Centro di Medicina Riproduttiva del Weill Cornell Medical College di New York Cornell University, sotto la direzione della dottoressa Hung-ching Liu, ha realizzato il primo utero umano artificiale, riuscendo così a far crescere un embrione al suo interno per sette giorni.

I biologi sono riusciti a far annidare embrioni umani non all’interno di un utero isolato ma su un supporto artificiale biodegradabile, tappezzato da un compatto strato di cellule endometriali, cellule specializzate della parte più interna dell’utero.

L’equipe ha costruito l’utero artificiale «servendosi prima di una specie di stampo fatto con tessuti al collagene, al cui interno sono state applicate delle cellule prelevate dall’endometrio di una donna, che hanno sostituito a poco a poco i tessuti artificiali, ricostruendo un ambiente simile a quello dell’utero naturale (l’endometrio è la mucosa che ne riveste le pareti interne).

L’organo artificiale è stato poi “arricchito” con ormoni e sostanze nutrienti, e infine vi è stata inserita una blastula, cioè un embrione nelle primissime fasi di sviluppo, prelevata tra quelli soprannumerarie di interventi di fecondazione artificiale. La blastula ha aderito alle pareti dell’utero artificiale e si è impiantata, proseguendo nello sviluppo fino a che i ricercatori non hanno interrotto il test»

 

In Giappone il dottor Yoshinori Kuwabara della Juntendo University lavora invece da anni alla realizzazione di un utero artificiale per ottenere l’incubazione fetale extrauterina. Un modo per allevare feti senza neppure più il supporto dell’utero femminile: nel suo embrio-incubatore, riesce a preservare lo sviluppo di un cucciolo di capra per tre settimane Questa tecnologia potrebbe essere disponibile per gli umani nell’imminente futuro.

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