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Le Piccole e Medie Imprese Italiane stanno Morendo

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Una strage, a volte silenziosa, a volte no. Prima la crisi finanziaria, poi la pandemia, infine l’inflazione, (ndr e noi segnaliamo tra le prime cause: lo strapotere delle multinazionali che in buona parte neanche pagano le tasse, la crescita incontrollata di Centri e Catene Commerciali, Supermarket che non vendono più solo cibo, burocrazia ed altri motivi ancora) hanno inghiottito decine di migliaia di piccole imprese. Attività spesso e volentieri di una vita, passate di mano generazione dopo generazione e ora, finite nel cassetto dei ricordi di imprenditori, lavoratori, commessi. Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99 mila attività di commercio al dettaglio e 16 mila imprese di commercio ambulante. Sono i dati impietosi di Confcommercio, la più grande associazione italiana delle piccole imprese, che ha aggiornato gli annali della demografia d’azienda italiana. Nelle 120 città medio-grandi dello Stivale, la riduzione di attività commerciali risulta più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord. E per chi non ha abbassato la saracinesca, c’è stato sicuramente un ambio di pelle, dettato anche dall’esplosione e dal ricorso sistematico all’e-commerce da parte dei consumatori. [… Omissis]

Fonte: IlTempo – Gianluca Zapponini – 28 Febbraio 2023


Tassa minima globale del 15% sulle multinazionali
È il decreto legislativo che attua la direttiva Ue sulla “global minimum tax” il primo passo nel percorso di attuazione della delega fiscale del governo Meloni. Il ministero dell’Economia ha messo in consultazione pubblica sul sito del Dipartimento finanze, fino al 1 Ottobre 2023, lo schema del testo destinato a entrare in vigore nel Gennaio 2024, quando tutti i Paesi europei saranno chiamati ad attuare la cosiddetta tassa minima del 15% sulle multinazionali. Ovvero il secondo pilastro della nuova architettura fiscale globale negoziata da 140 Paesi in sede Ocse e concordata due anni fa a livello del G7 e del G20. L’altro pilastro consente agli Stati in cui le aziende globali operano di tassare in maniera autonoma il 20% della quota di profitto superiore al 10%. Nell’insieme, la nuova architettura fiscale globale negoziata da 140 Paesi in sede Ocse è ritenuta una svolta da chi vede il bicchiere mezzo pieno mentre è giudicata troppo poco ambiziosa, tra gli altri, dalla Commissione per la riforma della tassazione delle multinazionali che sottolinea come i Paesi poveri ne escano perdenti.

Secondo uno studio dell’Osservatorio europeo sulla tassazione, il compromesso al ribasso sull’aliquota al 15% produrrebbe un gettito aggiuntivo di circa 50 miliardi per l’intera UE di cui 2,7 per l’Italia, cifre che si riducono applicando alcune esclusioni e scappatoie previste dalla normativa UE.

Fonte: Estratto da IlFattoQuotidiano – 11 Settembre 2023

 

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