Lazareth LMV 496: la moto che vola - Italiador
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Lazareth LMV 496: la moto che vola

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Il customizer e costruttore francese Ludovich Lazareth ha realizzato il primo quadriciclo volante che si chiama LMV 496. Il trucco? Forse non c’è. I primi cinque esemplari sono stati venduti, ad una cifra vicina al mezzo milione

A lasciarci stupefatti, il customizer Lazareth, è sempre stato capace: dalla Honda Goldwing con le ruote anteriori gemellate, alla Yamaha V-Max Hypermodified fino alla Amphibie, la piccola auto anfibia prodotta proprio nell’atelier di Annecy-Le-Vieux.

Dalla macchina che galleggia alla moto che vola
Ma stavolta, il customizer francese ha buttato sul tavolo il carico da undici presentando la prima moto volante. Costruita in serie (una piccolissima serie da 5 pezzi) e venduta ad un prezzo decisamente elitario (circa mezzo milione di euro), la LMV 496 (questo il nome della moto) è già andata a ruba: tutti gli esemplari sono stati venduti.

Turbine per volare, motore elettrico per la strada
Ma cosa si nasconde sotto questo visionario progetto? Innanzitutto una doppia motorizzazione, elettrica per la guida su strada (circa 100 km di autonomia) e a turbine (nascoste all’interno delle coppia di ruote sdoppiate) per il decollo. Turbine che hanno una potenza complessiva di ben 1300 cavalli e 2.800 Nm di coppia. La linea è ispirata a quella del modello LM 847, un quadriciclo mosso da un motore V8 Maserati da 4.700 cc e 470 cavalli.
Stranezze? Sì: anche nelle forme della LMV 496 si intuisce chiaramente la sagoma del propulsore V8. Si tratta però solo di una maquette realizzata per ricoprire il serbatoio di kerosene che alimenta le turbine. La coppia di bancate con i coprivalvole verniciate in rosso, sono infatti un solo un omaggio stilistico alla LM 847.

Nel futuro ci muoveremo così?
Ma vola davvero? Sembrerebbe di sì, con un’autonomia di circa una dozzina di minuti. Lazareth promette anche una grande facilità di manovra: il passaggio da modalità stradale a modalità volo viene attivata da una pulsantiera a ridosso del manubrio e tutte le informazioni (altitudine, regime di rotazione delle turbine, autonomia) vengono visualizzate nella strumentazione. Per la realizzazione di questo “motocottero” (perdonate la licenza poetica), il customizer francese ha potuto contare sulla collaborazione di importanti partner come Rizoma e TFX Suspension Technology. Per limitare il peso, l’intera carrozzeria è realizzata in carbon-kevlar e abbonda l’alluminio in tutta la struttura ciclistica.

Sarà questa piccola moto a spianare la strada della mobilità del futuro? Può essere ma, per ora, qualche dubbio c’è ancora. Perché volare, e soprattutto muoversi direzionalmente in volo, non è proprio da tutti. Se avete mai provato a guidare un drone, capirete cosa intendo.

Fonte: DueRuote – Federico Garbin – 18 Aprile 2019

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