Desidero parlarti di un principio che chiarisce, in maniera molto semplice e purtroppo realistica, l’insita capacità dell’essere umano di adattarsi a situazioni spiacevoli e deleterie senza reagire.
Cosa dice questo principio della rana bollita?
Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
La rana ha adattato la propria temperatura corporea a quella dell’acqua e, una volta vicina all’ebollizione, non ha però più la forza di saltare fuori perché si è stancata troppo per regolare la propria temperatura.
Affrontare la paura del cambiamento
Sono davvero troppe le situazioni nelle quali ci adagiamo anziché lottare. La paura più grossa che abbiamo è di cambiare. Paradossalmente preferiamo stare in una situazione di stasi, che non ci rende felici, che non ci ispira né gratifica, solo perché temiamo di doverci rimettere in gioco. Proprio come la rana, che per salvarsi dovrebbe cambiare la sua situazione e saltare fuori dalla pentola, e invece si adatta all’acqua finché non diventa insopportabile, perché il cambiamento la spaventa ancora di più dell’acqua bollente.