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In Sudafrica uccidere i bianchi non è reato, assassini impuniti

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Se andate in Sudafrica, tanto per avere un’idea dell’attuale situazione, fate un salto a Petersburg, nella provincia settentrionale. Da quelle parti troverete una collinetta disseminata di croci bianche.

Contatele, sono migliaia. Una per ciascun agricoltore bianco ucciso dal 1994, da quando la «rivoluzione colorata» incominciò a cambiare il volto del Paese. Una rivoluzione che da 30 anni approfitta della «distrazione» del mondo, per eliminare fisicamente i bianchi e mettere le mani sulle loro fattorie.

Se dunque l’apartheid era ignobile, il silenzio che circonda il clima di violenza e soprusi sofferto dagli agricoltori boeri non sembra migliore. Chiedetelo al 69enne Nigel Ralf che come ogni giorno da 50 anni, sta mungendo le vacche della sua fattoria di Doornkop nel mezzo del KwaZulu-Natal. Quando quei quattro ragazzotti neri gli si piantano davanti e gli chiedono del latte, Nigel manco alza la testa. «Non vendo al dettaglio» risponde. Un attimo dopo è a terra con un proiettile nel collo e uno nel braccio. Poi i quattro gli sono addosso, lo fanno rialzare, lo colpiscono con il calcio della pistola, lo spingono fuori dalle stalle. Stordito e confuso Nigel si ricorda di sua moglie. Mezz’ora prima l’ha lasciata dentro la fattoria con i tre nipotini. «Lynette, Lynette chiudi la porta, barricati dentro». Lei lo sente, ma non intuisce. S’affaccia, cerca di capire meglio. La risposta sono tre proiettili al petto. La poveretta s’accascia, cade sul letto, agonizza tra le braccia insanguinate di Nigel mentre i bambini urlano terrorizzati e i tre tagliagole fuggono portandosi dietro una vecchia pistola, un telefono e un paio di binocoli. Bazzecole, banalità quotidiane.

Sui giornali non fanno neanche notizia, ma sulla collinetta di Petersburg si continua a piantate altre croci bianche. I “plaasmoorde” – gli assassini di fattoria come li chiamano i boeri – colpiscono ormai al ritmo di alcuni casi a settimana, ma per le autorità, per i capi dell’ANC e per i seguaci del presidente la campagna di violenza contro gli ultimi 40mila agricoltori bianchi non è certo un problema. Per capirlo basta seguire le apparizioni pubbliche di Julius Malema, il 29enne leader dell’ala giovanile dell’African National Congress. Per questo «giovane leone» pupillo del presidente il modo migliore per riscaldare le folle accalcate intorno alle sue Mercedes blindate è intonare «Dubula Ibhunu», la vecchia canzone dell’ANC il cui titolo significa emblematicamente «Spara al Boero». Un inno rispolverato ed eseguito con spavalda e incurante allegria negli stessi giorni in cui Lynette agonizzava tra le braccia del marito, mentre un altro “farmer” 46enne veniva freddato dalla salva di proiettili sparati contro la sua fattoria di Potchefstroom e una serie di fendenti massacrava un allevatore 61enne sorpreso nel sonno dagli assalitori penetrati in una tenuta di Limpopo.

Ovviamente chiunque osi collegare il fiume di sangue versato nelle fattorie e la canzonetta cantata a squarciagola da Julius e dalle sue allegre combriccole viene immediatamente tacciato di calunnia e diffamazione. «Quella canzone come molte altre intonate nei giorni della lotta fa parte della nostra storia e della nostra eredità e non può certo esser vietata» precisa con orgoglio un comunicato dell’African National Congress sottolineando lo struggente carattere «sentimentale» delle storiche note.

Peccato che quel rigurgito d’antichi sentimenti nei confronti degli agricoltori bianchi coincida, a livello politico, con il progetto di espropriare le fattorie di quest’ultimi,  dichiarando assetto d’interesse nazionale tutte le tenute coltivabili di ampie dimensioni possedute legalmente dai boeri. E così mentre il mondo sbraitava e difendeva i diritti dei Neri ora lo stesso mondo rivolge lo sguardo da un’altra parte mentre i bianchi vengono puntualmente depredati delle loro terre o peggio ancora massacrati selvaggiamente. (n.d.r. … a parità di Apartheid, allora era 1.000 volte meglio quello degli Afrikaner contro i neri).

ULTIMA CONSIDERAZIONE
Trump taglia i fondi al Sudafrica accusandolo di “discriminazioni razziali” contro i bianchi
Nel Paese i discendenti dei dominatori afrikaner sono il 7 per cento della popolazione ma possiedono i tre quarti dei terreni agricoli. Washington offre loro asilo politico: “Sono perseguitati”

Donald Trump ha firmato l’ennesimo ordine esecutivo, questa volta per tagliare tutti i fondi destinati al Sudafrica, accusando il governo del Paese di “ingiusta discriminazione razziale” nei confronti degli afrikaner bianchi e offrendo loro asilo negli Stati Uniti. [Omissis …]
Fonte: Today – 08 Febbraio 2025

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2 comments

  1. Edoardo+Fumagalli

    Ho letto, che oramai la capitale Johannesburg, oltre che essere la capitale del Sud Africa, è divenuta la capitale dello stupro. E indovinate chi viene stuprato?

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    • Purtroppo. IL sufafrica era un Paese meraviglioso e tuttora lo é, ma purtroop troppo pericoloso. Noi ci domandiamo, ma se prima c’era l’apartheid ma il tenore di vita di vita era alto, i neri non pagavano le tasse ed ora con il governo dei neri, c’é corruzione, violenza e l’apartheid é RIMASTO ma al contrario con un paese distrutto economicamente e socialmente, allora tanto valeva che rimanessero i Bianchi al governo!?

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