Sviluppare proposte progettuali per la riqualificazione di alcuni quartieri di Perugia e, perché no, gettare qualche seme in vista del nuovo Piano regolatore. È questo il senso della collaborazione che il Comune di Perugia ha deciso di avviare con l’Università di Harvard e con Domus, storica rivista dedicata ad architettura, design e arte.
L’accordo Sulla base di questo accordo martedì e mercoledì a Perugia è arrivata la nota architetta Toshiko Mori, docente presso la Graduate school of design di Harvard. Due giorni durante i quali ha incontrato l’amministrazione e raccolto diversi dati, approfondendo così «la conoscenza della città e impegnandosi a dedicare il prossimo corso monografico autunnale dell’Advanced architecture studio di Harvard – scrive Palazzo dei Priori in una nota – all’urbanistica di Perugia. I suoi studenti svilupperanno proposte progettuali per la riqualificazione di alcuni quartieri di Perugia».
Progetti Ragazze e ragazzi in particolare arriveranno in città a ottobre insieme a Mori e ai suoi collaboratori «con l’obiettivo di interagire con i colleghi dell’Università degli studi di Perugia, dell’Università per stranieri e dell’Accademia di Belle Arti. Insieme – dice il Comune – formeranno gruppi interdisciplinari per la creazione di specifici progetti di riqualificazione urbana». Progetti che saranno poi ampiamente raccontati sulle pagine di Domus, una delle pubblicazioni più note a livello internazionale.
Dono prezioso «La collaborazione con Toshiko Mori, un’icona del design contemporaneo – scrive la sindaca Vittoria Ferdinandi – rappresenta un prezioso dono per la nostra città. Siamo entusiasti di avere l’opportunità di lavorare con una figura che ha ispirato generazioni di architetti attraverso il suo impegno per un’architettura responsabile e innovativa. Sono certa che la sua visione unica avrà un impatto significativo e fruttuoso anche sulla nostra comunità».
Chi è Tra le figure più autorevoli dell’architettura contemporanea, Toshiko Mori si distingue per un percorso che coniuga rigore progettuale, impegno ambientale e visione internazionale. Nata in Giappone e attiva da oltre quattro decenni negli Stati Uniti, Mori ha fondato il proprio studio, Toshiko Mori Architect, a Boston nel 1981, imponendosi come punto di riferimento per una nuova idea di architettura sostenibile.
Forma e contesto La sua opera si caratterizza per un costante dialogo tra forma e contesto, tra materiali e natura. Ne sono esempi emblematici il Museo d’Arte Contemporanea di Nanchino, in Cina, che fonde arte e architettura in una narrazione spaziale, o la Clubhouse del Giardino Botanico di Brooklyn, concepita in armonia con l’ambiente circostante. Di particolare rilievo anche i progetti per Harvard University, tra cui The Bow Street Project e il Centro di Ricerca per la Sostenibilità, espressioni tangibili di un’architettura tecnologicamente avanzata e responsabile.
I riconoscimenti Numerosi i riconoscimenti ricevuti, tra cui il prestigioso Premio AIA per l’architettura sostenibile e il titolo di Membro Onorario del Royal Institute of British Architects, che testimoniano il suo impatto a livello globale. A questi si aggiungono premi per l’innovazione nel design e per la leadership femminile, a conferma del suo ruolo centrale nella promozione della diversità e dell’inclusione nel settore. Nel 2023, la sua visione è stata ulteriormente valorizzata dalla nomina a guest editor di Domus, insieme a Steven Holl, contribuendo al dibattito critico sull’evoluzione dell’architettura contemporanea. Mori continua a essere una presenza influente e rispettata nel panorama internazionale, capace di coniugare etica, estetica e innovazione.
Fonte: Umbria24 – Daniele – 11 Maggio 2025
CONCLUSIONE
Gli architetti ed i palazzinari italiani prima distruggono ed imbruttiscono le nostre città per speculare con edifici e contesti urbanistici popolari ed inguardabili e poi chiamano professionisti dall’estero per tentare di rimettere a posto le cose, come se nel nostro paese non avessimo gente onesta, competente e valida. Le ultime poche cose belle dell’Italia risalgono a non meno di duecento/trecento anni fa. La modernità é sinonimo di schiefezza e cattivo gusto. Val. In.
Mah! A volte le amministrazioni italiane, mi lasciano molto perplesso. Abbiamo fior fiore di architetti, ingegneri urbani, che lavorano in tutto il mondo, abbiamo una storia immensa di riqualificazione urbana e andiamo a prendere Harvard …. Per me è la solita ideologia green, che fa da sfondo nelle città dei pdini. E non oso pensare a “concusioni” tra loro.
Ben detto … é proprio ciò che ci sorprende. Abbiamo gusto e capacità, quando vogliamo … ma l’erba del vicino é sempre più verde!
A beh certo quelli di Harvard se ne intendono di urbanistica italica, tanto che costruiranno il Ponte di Brooklyn che andrà attraversato mangiando gomma americana.
🙂