Quando mi chiedono come sono oggi le mie studentesse e i miei studenti, rispondo sempre nello stesso modo: ignoranti e dolcissimi. Leggono poco, si concentrano poco, studiano poco. Ma sono gentili e teneri, e quando trovi il modo di catturare il loro interesse, te ne sono talmente grati che, talvolta, si commuovono pure. C’è chi dice che siano estremamente fragili, e ci costruisce sopra un mucchio di ipotesi. È colpa della pandemia: è perché sono stati chiusi in casa e costretti a seguire le lezioni online che non hanno più amici e sono soli. È colpa della guerra, che li priva della serenità e della speranza, ma anche della crisi ambientale, che già da tempo ha rubato loro il futuro. E via di seguito, enumerando dati e statistiche: aumento dei disturbi del comportamento alimentare, aumento dell’autolesionismo, aumento dell’aggressività e dell’ansia. Mai nessuno, però, che provi a fare un po’ di autocritica. Anzi. Quand’è che noi insegnanti o genitori inizieremo a farci un esame di coscienza? Quand’è che proveremo a dirci che, forse, è pure colpa nostra, troppo concentrati su noi stessi, troppo egoisti, troppo poco disposti a metterci in discussione. La fragilità non è solo adolescente. Anzi. Se i ragazzi e le ragazze sono così tanto fragili, forse è anche perché ci sanno fragili, ma incapaci di prenderne atto. Ci sono cose che passano di generazione in generazione e i figli, spesso, sono sintomi dei propri genitori. Soprattutto se si è cresciuti a colpi di forza di volontà, tacendo le difficoltà che abbiamo anche noi attraversato. Essere adulti significa prima di tutto diventare esempi. Ma come si fa a essere un esempio se ciò che diciamo, poi, non siamo capaci di incarnarlo? [Omissis …]
Fonte: LaStampa – Michela Marzano – 18 Dicembre 2022