“Non vi è un ostacolo per le persone omosessuali che vogliono entrare in seminario” ma esse devono “vivere responsabilmente la castità nel celibato”.
E’ quanto è previsto nelle nuove linee guida della (CEI) Conferenza Episcopale Italiana per l’ammissione ai seminari. Entra, infatti, in vigore dal 9 gennaio, ad experimentum per tre anni, il documento “La formazione dei presbiteri nelle chiese in Italia. Orientamenti e norme per i seminari” (quarta edizione), approvato dalla 78a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi ad Assisi dal 13 al 16 novembre 2023.
Le nuove linee guida
Sempre secondo le nuove linee guida, non potranno essere ammessi nei seminari gli omosessuali che “praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.
“Nel processo formativo quando si fa riferimento a tendenze omosessuali è anche opportuno non ridurre il discernimento solo a tale aspetto, ma, così come per ogni candidato, coglierne il significato nel quadro globale della personalità del giovane, affinché, conoscendosi e integrando gli obiettivi propri della vocazione umana e presbiterale, giunga a un’armonia generale”. “L’obiettivo della formazione del candidato al sacerdozio nell’ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, di scegliere liberamente e vivere responsabilmente la castità nel celibato”, si legge ancora nel documento.
Papa Bergoglio e la “frociaggine” nei seminari
Lo scorso 20 maggio, Bergoglio in un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani arrivati a Roma per l’assemblea generale, aveva invitato a non ammettere persone dichiaratamente gay nei seminari. A mo’ di battuta, il pontefice ha poi detto: “C’è già troppa ‘frociaggine'”.
Diverse fonti hanno confermato che il pontefice abbia utilizzato quell’espressione: “Guardate: c’è già un’aria di frociaggine in giro che non fa bene. C’è una cultura odierna dell’omosessualità rispetto alla quale chi ha un orientamento omosessuale è meglio che non sia accolto” in seminario perché “è molto difficile che un ragazzo che ha questa tendenza poi non cada perché vengono pensando che la vita del prete li possa sostenere ma poi cadono nell’esercizio del ministero”.
Le polemiche
Parole che hanno fatto “sussultare” gli stessi vescovi, come confermano loro stessi, ma che il Pontefice ha utilizzato per mettere in guardia i presenti sul fatto che quello che per la cultura di oggi sembra la cosa più normale, per il ministero ordinato non lo è, esponendo i giovani al rischio di “cadere”.
Un con cetto questo che Bergoglio riproporrà un mese dopo, all’Università Salesiana, è tornato sulla questione della omosessualità nella Chiesa.
“In Vaticano c’è aria di frociaggine”, non è facile aiutare questa corrente. Il Papa avrebbe anche ribadito che se un ragazzo ha una tendenza omosessuale è meglio non farlo entrare in seminario: sono “ragazzi buoni” ma con questa tendenza meglio di no. Papa Francesco, nel discernimento sulle vocazioni, ha chiesto anche di essere attenti alle “ideologie”, i tradizionalisti “non vanno bene”.
L’uso dei social nei seminari
“Anche i seminaristi vivono immersi nell’ambiente digitale in cui virtuale e reale sono strettamente intrecciati. Questo richiede che siano accompagnati a maturare la capacità di abitare tale ambiente con consapevolezza e sapienza, riconoscendone le opportunità e i rischi”. E’ quanto si legge nel documento a proposito dei social network.
“I testi magisteriali emersi dal Sinodo dei giovani e la stessa Ratio fundamentalis ci sostengono in un approccio al mondo digitale meno preoccupato rispetto a un recente passato in cui queste nuove modalità comunicative sono entrate anche nelle nostre realtà di formazione”, si legge nel paragrafo 86.
“Accanto alla sempre necessaria prudenza per tutto ciò che deve essere vissuto e utilizzato in modo consapevole e buono, in questi testi si registra la consapevolezza che anche quello digitale è un mondo da abitare e da evangelizzare nei modi opportuni”, si legge ancora. Mentre nel paragrafo 77 si sottolinea come occorra “vigilare sia sulle riduzioni funzionali o formali della vita comune, sia sulle evasioni proposte dalle ‘comunità virtuali’ che si formano attraverso i social media”.
Fonte: Tg.la7 – Laura Rossi – 10 Gennaio 2025